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La fotografia subacquea ha oramai consolidato una importanza
fondamentale quale primario elemento di documentazione dello status,
delle evoluzioni e delle modificazioni che sta assumendo in questo
periodo storico l’ambiente sottomarino.
L’installazione di “stazioni di osservazione” lungo le barriere
coralline, attraverso cicli di rilevazioni fotografiche effettuate da
studiosi e biologi marini, ha consentito di svelare molti misteri
relativi a questo fantastico mondo e soprattutto di valutarne le
capacità di ripresa dopo i danni subiti in conseguenza del
surriscaldamento delle acque, causato dal Niño.
Questa disciplina ha inoltre permesso la scoperta di pesci ed organismi
sconosciuti alla scienza, a volte in modo casuale da semplici
appassionati e, in altri casi, grazie al lavoro capillare di studiosi e
fotobiologi; cito fra i tanti Helmut Debelius, i cui libri sono da molto
tempo un importante riferimento per noi e per molti altri appassionati.
Negli ultimi anni la fotografia subacquea ha subito una notevole
evoluzione e, con l’avvento prima delle fotocamere reflex autofocus e,
ancor di più con la successiva “esplosione” del digitale, da un tipo di
fotografia in cui l’elemento umano, nella composizione grafica, ha avuto
per molto tempo una importanza fondamentale (foto con modelle), la
fotosub ha subito radicali cambiamenti, raffinandosi ed indirizzandosi
alla ripresa naturalistica, sia di tipo ravvicinato che panoramico,
grazie anche all’impiego di ottiche specificamente dedicate.
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Naturalmente anche l’utilizzo di obiettivi supergrandagolari “fish-eye”,
dotati di idonei oblò correttori, ha introdotto importanti innovazioni,
soprattutto nel campo compositivo; con queste ottiche è infatti
possibile effettuare riprese di grande respiro e cariche di intensa
suggestione.
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Naturalmente oggi più che mai è necessario che un fotosub “evoluto” e
cioè un appassionato che vuole portare a casa un portfolio di immagini
interessanti e di rilievo, debba essere/diventare una persona un po’ …
“speciale”, profondamente appassionata della natura, del mare e dei suoi
abitanti ed acquisire, nel merito, una adeguata cultura ed esperienza
sul campo.
Riguardo a questo “percorso”, assolutamente irrinunciabile per assumere
una corretta mentalità, cedo il testimone ad Alessandro che, nel suo
intervento, indicherà la strada, che egli stesso ha percorso,
rinunciando a fotografare per molto tempo e che lo ho portato non solo a
conoscere e ad apprezzare le situazioni più evidenti ed accattivanti, ma
soprattutto i più piccoli dettagli e le sfumature che, davvero, fanno la
differenza.
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Faccio due semplici esempi, assimilando il fotosub ad un birdwatcher e
ad un fotografo paesaggista.
Il primo specialista di una branca della fotografia naturalistica non va
certamente in giro per i boschi sperando in uno scatto fortunato, ma si
apposta, dotato di camere ed ottiche adatte, elementi di mimetismo e
protezione; anche per giornate intere, a volte invano, in luoghi
specifici ed in orari adatti, per realizzare qualche bello scatto su un
tipo di volatile (es. Martin Pescatore) che a determinate ore ed in
precisi periodi dell’anno, va ad appollaiarsi sul ramo che il
birdwatcher stesso aveva posato in un uno specifico punto del tragitto
che l’animale percorre più volte quotidianamente e con una
localizzazione idonea ad avere la luce adatta al momento dello scatto.
Sott’acqua, oltre che essere la stessa cosa, non siamo nel nostro
ambiente, abbiamo poco tempo e… non possiamo posare rami su cui
aspettare che si fermino i pesci ma dobbiamo cercarli nei luoghi e con i
metodi più adatti.
E il nostro amico fotopaesaggista? nemmeno lui si aggira “sparando”
scatti a caso, ma si trova nel posto giusto al momento giusto e
soprattutto quando il sole si trova nella posizione più idonea e… magari
in un periodo dell’anno in cui ci sono meno “elementi di disturbo”.
Per esempio d’inverno, per realizzare la ripresa delle coloratissime
case di un paesino di mare, che si riflettono nell’acqua del
porticciolo, creando splendidi giochi di luci colorate ed inoltre quando
non ci sono barche da diporto, ma soltanto bellissimi pescherecci e…
magari nel tardo pomeriggio, quando tutto si tinge di un colore dorato.
E anche in questo caso sott’acqua è la stessa cosa, per realizzare
fotografie panoramiche di effetto è necessario immergersi negli orari
più idonei, quando la sfera del sole si trova in un punto preciso e ci
permette di ottimizzare la ripresa .
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La fotografia è una disciplina da affrontare con metodo e raramente
porterà a buoni risultati affidandosi al caso.
Unica variabile, ma che fa parte comunque del bagaglio culturale di un
fotosub evoluto, l’attitudine al reportage ovvero la capacità di capire
al volo una situazione e di agire di conseguenza e con rapidità; anche
se in un determinato momento non si è sufficientemente pronti né
organizzati per realizzare un certo tipo di ripresa.
Spesso guardandoci in giro sott’acqua rimaniamo talmente affascinati
dalle meraviglie che ci circondano che può capitare di non sapere bene a
quali soggetti rivolgere il nostro interesse fotografico e …quando
qualcuno mi chiede: ma cosa si fotografa sott’acqua? rispondo: TUTTO,
compresa …l’acqua!
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E per chi vuole cominciare?
Come in tutte le discipline … “la casa si costruisce dalle fondamenta”.
Quindi, a mio parere è bene frequentare un corso, possibilmente tenuto
da un Istruttore qualificato, che cominci a “tracciare la rotta”, ad
insegnare cioè i primi e basilari elementi che, con il tempo e con
l’esperienza, ci porteranno a costruire quella che amo definire “la
mentalità di un fotografo subacqueo”.
Occorrerà poi fare molta esperienza sul campo, in modo da saper gestire
la nostra attrezzatura agevolmente in ogni occasione e di scoprire,
piano piano, la magia del ”Sesto Continente”.
Rigore, precisione, pulizia, originalità del soggetto e/o della
situazione, scelta delle luci e molti altri dettagli ed elementi
particolari completeranno l’opera.
Occorre assolutamente affinare il proprio senso critico e non
“accontentarsi”; molto spesso si vedono immagini prive di qualsiasi
interesse delle quali l’autore va fiero, niente di più sbagliato.
Occorre davvero assimilare una adeguata capacità critica: in sostanza
per fare un paragone paradossale è un po’ come uno sportivo che non si
accontenta mai e tende sempre al miglioramento delle proprie
prestazioni.
Naturalmente questo percorso va fatto con serenità e senza tensioni né
fretta e soprattutto facendo tesoro delle esperienze proprie ed altrui;
in fondo fotografiamo per divertimento e poi, la calma, è una delle doti
principali di un fotosub.
Imparare a realizzare buone fotografie subacquee è abbastanza difficile,
nonostante i fondali marini offrano infinite possibilità di ripresa, in
considerazione della straordinaria varietà di forme di vita e di scenari
che caratterizzano il “Pianeta Blu”.
E, anche se l’avvento delle fotocamere digitali compatte ha permesso a
chiunque abbia un minimo si esperienza di scattare fotografie
sott’acqua, “mettere a pagliolo” immagini apprezzabili rimane comunque
sempre impresa alquanto ardua.
Tradurre l’immediatezza della percezione visiva, in una corretta
immagine fotografica, è il desiderio di chiunque si immerga armato di
fotocamera; purtroppo però spesso, sul nostro monitor, appaiono soltanto
visioni piatte e prive di interesse.
Al di là del vetro della maschera ci sono l’emozione e la sorpresa,
elementi che anche i fotosub più esperti, raramente riescono ad
interpretare.
Ma non sono soltanto queste le ragioni degli insuccessi di coloro che,
pur carichi di entusiasmo, si avvicinano a questa affascinante attività.
Al fotografo subacqueo si richiedono doti e conoscenze particolari:
Competenza tecnica, intesa come conoscenza di tutte le nozioni teorico
pratiche relative alla fotografia ed alla fotografia subacquea in
particolare.
Disponibilità delle necessarie attrezzature e soprattutto profonda
conoscenza delle loro possibilità operative e dei relativi limiti.
Preparazione ed esperienza acquatica, intese come capacità di muoversi
ed operare nell’ambiente sottomarino, di avvicinare con le necessarie
cautele le creature del mare e, a volte, di saper entrare in sintonia
con loro.
Approfondita conoscenza della vita del mare, del comportamento e delle
abitudini dei suoi abitanti e, di questo argomento, come ho già
segnalato, scriverà Alessandro nel suo intervento.
Questa qualità è uno dei segreti dei grandi fotografi, che sanno quando
e dove cercare un certo tipo di pesce o una determinata situazione che
si ripete ciclicamente.
Tutte queste qualità, però, possono non risultare sufficienti per
l’ottenimento di apprezzabili immagini fotografiche.
Una buona fotografia è il risultato di scelte precise e deve essere
composta con estrema attenzione, assemblando gli elementi che consentono
di costruire un insieme armonioso ed equilibrato.
Un esperto fotografo saprà quindi rimanere anche diversi minuti in
attesa che “quel certo pesce” si trovi in “quella posizione” e, da
esperto conoscitore dei comportamenti degli animali marini, dovrà saper
reagire prontamente ai loro atteggiamenti comportamentali; oppure saprà
tornare in un determinato sito all’ora giusta (che avrà memorizzato o,
meglio ancora, si sarà annotato), quando la luce del sole passa
attraverso una spaccatura della roccia per creare l’effetto voluto.
Tutto ciò è spesso frutto, oltre che dell’esperienza, di quello che
viene definito “SENSO DELL’INQUADRATURA”; un talento che per alcuni
risulta spontaneo, mentre per altri deve essere scoperto e valorizzato
nel tempo.
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Claudio Ziraldo
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